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... a volte un incendio ...

di GIOANNI

Conosco l'Elba
come le mie tasche, quando all'Elba indosso indumenti e questi le prevedono. L'isola non è ovviamente solo mare e spiagge requisite dagli stabilimenti balneari e piene di cicche di sigaretta ma basta allontanarsi dieci minuti a piedi da dove si parcheggia l'auto per trovare posti imprevedibilmente belli e solitari.
Sono abbastanza contento che la maggior parte dei turisti del tipo marinosi concentri sulle spiagge lasciandomi a disposizione tutto il resto ma appena posso cerco di fare opera di conversione e tento di dare una mossa agli amici. Questo racconto è diviso in due parti una alla fine di agosto e la seconda per i morti.

S.Piero - Casa moncioni - colonne - S.Piero

Sono riuscito a schiodare alcuni amici da sotto l'ombrellone da 100.000 / gg promettendogli una facile passeggiata naturistico culturale alle cave delle colonne romane. Sono un pochino bugiardo ma una volta partiti quasi tutti si sentono esploratori e li faccio divertire. Si segue il 17 fino al vecchio mulino facilmente riconoscibile dalla vasca di raccolta dell'acqua poi si prosegue per 300 m fino a trovare un sentierino piccolo a sinistra segnalato con i fiocchini bianchi e rossi.
E' una cosa che non sta nè in cielo nè in terra che l'ente parco trascuri completamente i siti archeologici infatti il sentiero è stato tagliato a mano dai miei amici Roberto Bertelli e Romano e la manutenzione, sempre troppo poca, viene fatta da gente che come me si porta una roncola per levare il grosso e non fare graffiare le gambine agli amici avvezzati male.
I romani a S.Piero non aprivano della vere cave ma approfittavano di pareti naturali o grossi massi per ricavare dei blocchi da lavorare poi in loco fino a dargli la forma della colonna. Non tutte le ciambelle venivano col buco sicchè si trovano pezzi abbandonati in ogni fase di lavorazione. Il metodo usato era quello di tagliare una serie di trincee sulla linea di frattura che si voleva creare, poi si inserivano cunei in legno di pero asciutti. Bagnandoli il legno gonfia e spacca la pietra come a volte succede con il ghiaccio. Nella foto si vede bene un blocco staccato dalla parete dietro e con già le tracce per la lavorazione successiva .Proseguendo si trova un rifugio ricavato da pastori sotto un grosso, ma grosso, masso che si sta scavando a "tafoni".Quando organizziamo le gite io e Robertino cerchiamo sempre di movimentare la cosa, mi ricordo ad esempio che una volta lui ordinò un temporale proprio raggiunta la grotta che ci ospitò tutti e quindici. Questa volta mentendo per la gola "è vicinissimo" faccio arrivare la gente nella zona dove sono le colonne finite o spezzate nel trasporto e poi, per non essere da meno del mio amico con il suo temporale, ho previsto un incendio. Con il senso teatrale che mi distingue ho prima fatto apparire delle strane nuvole e poi in un crescendo drammatico le fiamme che avanzano divoratrici. Non è servito a niente dire che l'ncendio era sul crinale di Seccheto una valle e mezzo lontano da noi, i trekker da ombrellone si sono dati alla fuga ed il ritorno è stato velocissimo.
Non sta bene scherzare su un incendio che a fine agosto ha fatto davvero paura per estensione e pericolosità però..

Seccheto - piano alle pecore - seccheto.

Non tutto il male viene per nuocere (saggezza popolare) Sempre i soliti due amici sapevano che nella zona bruciata esistevano degli insediamenti neolitici. Dopo la solita ricognizione (sempre sperimentare in corpore vili, cioè sulla propria pelle, le gite da proporre ai trekker della domenica) hanno organizzato per i morti questa gita.
Prima la solita colonna semilavorata, questa volta un rocchio di 6 mt abbandonato in un orto. Poi una salita su un sentiero all'ombra di arbatrelle mature anche troppo commestibili.( corbezzoli arbutus unedo o come cavolo chiamate quegli alberi con frutti rossi brignoccoluti) . Alla fine si arriva nella zona dell'incendio. Stavolta la roncola non serve la gariga è completamente carbonizzata e stanno appena spuntando i primi ributti.
Troviamo immediatamente questa magnifica tomba sopraelevata poi l'archeologa (avevamo anche l'archeologa personale) ci ha fatto vedere un'altra tomba a tafone. Mi riservo l'impegno culturale per un'altra occasione e mi limito a girare completamente assorbito dal fascino dell'ambiente. Il terreno nero e soffice di cenere, il verde smeraldo delle foglie dei corbezzoli che cominciano già a spuntare, il granito grigio delle tombe formano una combinazione unica. Il mio fotografo ufficiale signor Fuji Finepix2400 è in piena forma ed azzecca una inquadratura bellissima. Il menir spezzato di questa tomba è caduto proprio dentro, la luce è perfetta e l'effetto romantico è notevole. ...
...
Già che ci siamo proseguendo sul sentiero andiamo a mangiare più in alto vicino ad un caprile.







Per una vista così vale forse la pena di non stare in spiaggia.

 


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