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In realtà sarebbe davvero meglio se mi limitassi a fare il nonno ammesso che le nuore si fidino a lasciarmi pascolare la loro progenie. Quanto detto di seguito corrisponde a verità
. Servizio badanti all'isola di Krk (Veglia)" Gigiardo
Quando una mattina di luglio rispondendo al telefono di lavoro ho sentito chiedere "Servizio badanti?", avrei dovuto capire subito che non si trattava affatto di uno scherzo di Gioanni, che stava chiamandomi per definire gli ultimi dettagli del giro in kayak in questione, ma che anzi la domanda era purtroppo appropriata al ruolo che avrei dovuto ricoprire di lì a poco...
Ma andiamo con ordine; intanto qualche notizia su Krk. Si tratta dell'isola più grande della Croazia; è posta di fronte alla città di Fiume (Rijeka) ed è collegata alla terraferma da un bel ponte a pedaggio a due arcate che risale ai tempi della Jugoslavia. Noi ci siamo comodamente imbarcati da un paese sulla costa di fronte l'isola e abbiamo attraversato il breve canale per compiere il periplo dell'isola. L'isola è una meta turistica piuttosto rinomata; fortunatamente però i turisti si concentrano in poche località della costa, principalmente nella parte ovest dell'isola. Per il resto Krk è piuttosto varia e interessante con parti di costa bassa e boscosa con calette di ciottoli (di dimensioni a volte insostenibili..) soprattutto sul lato ovest e parti invece brulle, con scogliere a picco, sul lato sud-est. Insomma, sicuramente vale la pena fare il periplo come abbiamo fatto noi, stando però attenti che sul lato est ci sono zone senza approdi per diversi km dove la bora può essere molto violenta.
A proposito, Krk non è uno strano acronimo 'mericano, ma è la croatizzazione del latino Curicta, che era l'insediamento romano presso l'attuale principale cittadina dell'isola che si chiama per l'appunto essa stessa Krk. Il nome italiano Veglia, deriva invece dal veneziano veggia, ma non chiedetemi perchè (tanto non lo so).
Dicevamo del servizio badanti. L'andazzo dell'assistenza-canoisti-non-autosufficienti è stato chiaro fin dal casello dell'autostrada Fi-Nord, dove al contrario dei programmi ho assunto ruolo da Battista l'autista. Vabbè, dopotutto l'ultima volta ero stato io il trasportato. Per la strada Gioanni è riuscito a schiavizzare come cuoco il gentile Dario, che ci ha offerto ospitalità per il pranzo e preziosi consigli per il giro in quanto canoista esperto delle zone. Il servizio badanti ha assunto poi toni assai più preoccupanti una volta espatriati, ovvero tentati di espatriare! Alla frontiera slovena la carta d'identità del canoista noto era scaduta... No comment! Inutile cercare di spiegare al doganiere il caso umano; sono necessari documenti in regola! Quindi, affidato momentaneamente Gioanni alla custodia dei doganieri, passo io al di là della dogana per fare almeno benzina (circa 1,1 euro al litro) visto che il serbatoio segna riserva.
Cosa si fà, cosa non si fà? Tornare a Lucca a rinnovare la carta d'identità non mi sembra affatto una buona idea; bisogna inventarsi qualcosa. Si può tentare di passare da qualche altro valico un po' più sfigato e vedere se ci va bene, al limite ci rimandano indietro! Nel caso non funzionasse si decide che l'attraversamento della frontiera avverrà via mare coi kayak, la zona costiera vicina a Pirano non è affatto male.
La fortuna ci assiste e al valico prescelto, suggerito da Dario, una magnanima doganiera, probabilmente capendo la situazione, fa finta di niente e ci fa passare. Meno male.
Il viaggio riparte senza altri grossi intoppi fino ad un tranquillo paese di fronte all'isola di Krk, dove troviamo un ottimo scivolo e ci imbarchiamo.
Bisogna dire che nonostante tutto, Gioanni a casa ha organizzato bene il viaggio, o come dice lui l'ha "oragnizzato" (ovvero l'ha predisposto nello stesso modo con cui il ragno sotto l'effetto di allucinogeni tesse la propria ragnatela ). . Non solo ha stampato su laser a colori (perché le stampe a getto d'inchiostro si rovinano con l'acqua) le carte a 100.000, ma ha anche le carte satellitari di google dove sono presenti le foto di certe cale che possono essere utili informazioni per i pernotti. Peccato però che per qualche motivo misterioso buona parte delle cartine non si trovano più da quando orgoglioso le aveva mostrate il giorno prima a Dario.
Vabbè, meno male che comunque io la cartina standard ce l'ho (jpeg forniti da Gioanni si intende, A Cesare quel che è di Cesare.). In effetti grazie alle indicazioni di Google andiamo a botta sicura verso la prima cala dove ci sistemiamo per la notte. Anche se il posto è un po' fantozziano, perché il panorama mostra un'altissima ciminiera di Fiume e una serie di enormi silos (depositi carburanti?), non ci si può lamentare visto che non abbiamo neanche dovuto cercarlo e poi la tenda sul pratino a 2 metri dall'acqua ci stà proprio bene. Tutto grasso che cola quindi questa caletta.
A proposito di roba da mangiare, il nostro canoista ha dimenticato in Italia una fondamentale sacca stagna con cibarie e soprattutto il fornello! Ah già, provvederà il servizio badanti! Per lo meno vuol dire che non si sentirà a giro quel puzzo di alcool denaturato bruciato, dato che io uso un normalissimo e inodore fornellino a butano. Me la caverò comunque con una dose quotidiana di acqua calda per il caffè (che io invece non bevo) e pochi pasti condivisi, perché il nostro canoista ha serie intenzioni di dimagrire dell'altro (cioè ancora) e quindi è molto frugale. Il suo corpo d'altronde, come dice lui, è molto efficiente nel trasformare i cibi in energia, al contrario del mio che ha invece bisogno di carburante in maniera continua e abbondante. Ma d'altronde si sà, i motori performanti consumano! Il giorno dopo iniziamo il giro dell'isola con un passaggio trionfale sotto il ponte, che devo dire, nonostante sia ormai un po' datato, fa una certa impressione anche per via del paesaggio brullo nel quale è ben inserito. Il giro lo facciamo in senso orario perché abbiamo deciso di affrontare subito col meteo migliore la parte più impegnativa, la costa est, che è quella a rischio di bora e con meno approdi. Normalmente invece i peripli conviene farli in senso antiorario perché i venti brezza d'estate tendono a disporsi in questo modo attorno alle isole. Il meteo sarà sempre buono, con vento quasi assente i primi giorni sulla costa est (un po' di vento contrario da sud nelle ore centrali) e piuttosto continuo, sempre da sud, gli ultimi due giorni sulla costa ovest. Parlando di vento, faccio subito presente che, com'e' noto, il nostro canoista al minimo alito di vento si diletta a utilizzare una vela di sua fabbricazione di cui va (giustamente) fiero anche se l'ha copiata, con qualche accorgimento personale, da un modello neozelandese.
Il risultato per gli altri canoisti presenti non velati (cioè non dotati di vela come me) è di avere a che fare con un compagno con andatura bizzarra che risente dell'umore del vento, cioè a tratti bradipica oppure assurdamente sostenuta. In ogni modo i patti sono chiari fin da prima di partire: ognuno è libero di andare all'andatura che preferisce, ci si ritrova strada facendo. Forte di questa clausola del contratto di badanza, qualche chilometro dopo il ponte, mi prendo subito la prima libertà, andando a vedere una spiaggetta in cui fare il bagno in un'insenatura che il nostro uomo invece intende tagliare. La scelta si rivela fortunata, non tanto per la spiaggetta che comunque vale il bagno, quanto per una coppia di delfini che a metà traversata mi passa e spassa accanto . Peccato non aver avuto la maschera a portata e non essersi buttato in acqua. Più avanti recupero il velista che nel frattempo avanzava di buon passo e facciamo sosta prima al paesino, Klimno, e poi ad una spiaggia dove si usa cospargersi con il fango poi fare centinaia di metri per trovare acqua sufficientemente profonda per lavarsi. Interessante; ma noi evitiamo le applicazioni.
Ripartiti, questa volta il vento è decisamente contrario e la vela (fortunatamente) non lavora di bolina. La cala dove ci fermiamo per il pernotto questa volta, oltre a non godere del panorama industriale, ha la particolarità di avere delle fredde sorgenti subacquee di acqua dolce. Il risultato è piuttosto simpatico perché l'acqua dolce più leggera, dato che non è salata, rimane in superficie sull'acqua marina salata e quindi più pesante. L'effetto facendo il bagno è piacevole; se si ha caldo si può stare orizzontali in superficie sulla fredda acqua dolce; se invece si ha freddo basterà mettersi in piedi e ci si riscalderà con la calda acqua salata. Insomma calidarium e frigidarium come facevano i romani.
E come i romani ci trattiamo bene pure in cucina: tortelli col pesto alla siciliana, strano connubio culinario italico nord/sud ma apprezzato, sia da noi che dalle vespe.
Il
secondo giorno di navigazione riguarda la parte più selvaggia e bella di Krk. Dopo la visita del bel paesino arroccato di Vrbnik (Verbenico), non ancora assediato dal turismo, c'e' un lungo tratto di costa in gran parte non accessibile da terra, di cui diversi chilometri con scogliera, ovviamente calcarea, senza approdi. Qui nidificano i grifoni, dei grossi avvoltoi, come ho potuto constatare avvistandone una coppia. Si arriva quindi alla splendida insenatura di Mala Luka o Porto Piccolo, forse il posto più bello che abbiamo visto. Il paesaggio è molto brullo, ricorda le Incoronate: in mezzo alle chiare alture assolate e riarse con i tipici muretti a secco visibili da chilometri, si incunea una lingua di mare dai colori particolarmente vividi per i bianchi ciottoli del fondale. A poche centinaia di metri via terra e circa sei chilometri via mare, c'e' Vela Luka (Porto Grande) dove decidiamo di arrivare prima di sera e pernottare. Qui è presente un bar/ristorante e una bella spiaggia. Di giorno il posto è assai frequentato da turisti, che arrivano via mare (via terra si arriva solo coi sentieri), ma la notte il luogo, peraltro assai suggestivo, torna terreno di caccia delle famose pecore assassine di Veglia. Si tratta di animali, pur di sembianze simili alla comune pecora, eppure di indole e comportamenti assai differenti, tali da costituire un mistero per gli studiosi. Le feroci bestie non usano andare pavide al pascolo in gregge, scortate dal pastore e dal cane, per fare poi ritorno all'ovile al tramonto.
La loro natura è bensì assai differente. Fiere ed intraprendenti, esse si procacciano il cibo vagando lungamente, spesso solitarie, attraversi i terreni più impervi e incuranti dell’oscurità. Fonti imprecisate riferiscono di attacchi sanguinari ad incauti canoisti fermatisi in questi luoghi per la notte. Di certo da parte mia ho sventato un'incursione notturna di questi astuti animali e successivamente ho dovuto ricorrere ai tappi per le orecchie per tentare di dormire. Insomma, chi crede che la genetica decida tutto e che l'ambiente sia secondario nello sviluppo dei comportamenti, faccia un salto da queste parti..
Il terzo giorno scorre tranquillo tra belle cale di ciottoli a volte col boschetto di pini dietro e i campeggi nudisti dove il nostro, con la scusa di comprare qualcosa allo spaccio, fa la sua comparsata immagino perfettamente a proprio agio. Io infatti al campeggio nudista non ci tengo proprio e me ne rimango tranquillo su una bella spiaggia. . Passiamo quindi davanti alla cittadina Baska (Bescanuova). Incontriamo diverse calette ma per la maggior parte sono occupate da qualche barca; alla fine ne troviamo una con divieto di ancoraggio per cavi elettrici sottomarini, e ci fermiamo per la siesta pomeridiana. Ripartiti, si passa quindi sotto un altro paese, Bescavecchia, dove possiamo anche rifornirci di acqua di sorgente da una fonte a pochi metri dal mare. La sistemazione per la notte è in una bella cala con faraglione.
Il giorno successivo abbiamo un bel vento favorevole da sud. Gioanni sfoggia la sua vela e d’altronde anch’io pagaio con meno fatica o meglio maggiore velocità. Quindi in un’ora si fanno i sette chilometri circa che ci separano dall’isoletta di Kosljun col suo convento francescano.
Fatta la visita domenicale della basilica (senza messa) e del bel bosco dell’isola, si riparte presto per il paese di Krk con un vento al traverso che continua a dilettare chi ha la vela e me un po’ meno dato che devo faticare per mantenere la rotta. La cittadina, sebbene zeppa di turisti, vale la visita per le sue belle stradine medievali e la cattedrale. Ottime possibilità anche di rifocillarsi con numerosi panifici, gelaterie e altro.
L’isola in questa zona è molto boscosa e la costa è bassa, anche qui sono sono tante le cale ciottolose spesso piccole ma molto graziose con il bosco di querce subito a ridosso. E’ in una di queste cale che ci accampiamo per l’ultima notte. Le tende le montiamo nel bosco retrostante la spiaggia. Si stà proprio bene anche per via della fresca brezza che spira da terra. Gioanni è invece un po’ indaffarato a fare pulizia dato che ha piantato la tenda in quella che pare essere la toilette del posto. Tutta natura, gli dico! D’altronde vuoi fare il naturista, anche quella è natura!
Il quinto giorno fila via a ritmi impressionanti, abbiamo infatti il vento in poppa. La cittadina di Maliska (Malinsca) non ci attira per niente dato che dal mare sembra un insieme di residenze turistiche senza un nucleo compatto antico, quindi tiriamo a diritto per fermarci al paese successivo per una mangiata in qualche buona trattoria. Per la notte abbiamo pensato di raggiungere la cala fantozziana sull’estremità nord dell’isola, così da poter poi ripartire per l’Italia l’indomani mattina.
La trattoria è davvero all’altezza. Pesce e carne ottimi e a volontà. Il tutto a prezzi che da noi ci prendi forse il primo e l’acqua. Unica accortezza, evitare assolutamente i piatti di pasta che sono abbondanti all’inverosimile (oltre i due etti) ma hanno un aspetto per niente convincente (tipo piattone di spaghettini al sugo mangiati con forchetta e coltello..). Dopo l’abbuffata, dato che il vento continua a soffiare costante, presi quasi dall’euforia si decide di puntare invece direttamente al paesino dell’imbarco sulla costa per ripartire in giornata per l’Italia, rischiavizzando s’intende il buon Dario strada facendo. Inutile dire che i 12 km che ci rimangono ce li beviamo d’un sorso.
Una volta tornati a casa, Gioanni misurerà con Google il percorso dell’intero giro: quasi senza accorgerci abbiamo navigato in 5 giorni 150 km! (147) Alla faccia del canoista non autosufficiente.. meno male che il servizio badanti ha retto bene
Gigiardo
PS doveroso … IO mi sarei mandato in chitarrino (-33) perchè davvero deve essere stato frustrante fare come i cani che fanno avanti ed indietro correndo mentre il padrone passeggia. Un plauso alle badanti fiorentine che sono dimolto meglio di quelle rumene.
Grazie anche al nipotino del sig. Fuji che si è ritirato in pensione. Lui si è aggregato all'ultimo momento e 8 ore prima era ancora a MediaWorld. Non essendo ancora sicuro dei propri mezzi ha rimandato il collaudo subacqueo alla piscina della palestra con il nipotino dell'incapace .