Sono disperato. La prima volta sono un integralista. Questa volta probabilmente sarò bollato
come xenofobo sciovinista. Eppure a me i tedeschi erano simpatici davvero.
Sarà mica che la malizia sia nel cervello di chi legge?. Comunque ecco:
Isolato
in una enclave.
di Giovanni Possenti
(in arte GIOANNI).
Sono disperato.
Sono troppo spesso solo. Mia moglie dice a torto che è perché sono un po' orso ed in compagnia
di più di tre persone tendo ad ascoltare invece che a parlare ma certo
il giro dell'Elba di questa estate ha passato ogni limite.
Mi presento di giovedì pomeriggio a Portoferraio scendendo dal traghetto
con il mio bravo sit-on-top al guinzaglio come un cagnolino per incontrare
un bel gruppone di canoisti e fare finalmente il giro dell'isola in camping
nautico. Trovo due amici, una simpaticissima signora tedesca italo-parlante
e un amico novo sulla spiaggia delle ghiaie e dopo esserci sistemati si
parte per Schiopparello dove troveremo il resto del gruppo che è
arrivato il giorno prima.
Sorpresa: gli altri sono tutti tedeschi che più tedeschi non si può. Sono
tutti molto simpatici ma la barriera della lingua è per me non indifferente
ed anche l'inglese non si rivela la solita lingua franca.
Mi trovo quindi ancora nella condizione, per me non inedita da quelle
parti, di fare parte di una enclave italiana in terra tedesca. In effetti
sono trenta anni che ho casa all'Elba ed
ho assistito alla sua progressiva germanizzazione, esiste persino un Der
Elba Tag e a parte agosto credo che i tedeschi siano una assoluta maggioranza.
Loro hanno, beati loro, più ferie e più scaglionate.
Ma andiamo avanti nel racconto per spiegare perché mi sono spesso sentito
solo. Devo fare una premessa citando J.K.Jerome e
dichiaro "nessuno tenti di usare il racconto di questi cinque giorni per
organizzarsi un itinerario " il resoconto è incompleto, redatto in modo
incoerente e tragicamente inadatto a dare consigli utili.
Prima tappina.
Si arriva a cala dell'inferno, uno dei pochi posti dell'Elba dove non
ero mai stato essendo inaccessibile via terra, e veniamo raggiunti da
un ritardatario italiano. Si mangia e si dorme .
Comincio a rendermi conto che il mondo è bello perché è vario. La nostra
flotta comprende canoe di tutti i tipi comprese due corazzate, pardon,
Klepper biposto cariche di ogni ben di Dio. Credo che una avesse anche
il lavello di cucina. Altri avevano attrezzature a dir tanto spartane
su kayak velocissimi.
Seconda tappa.
Comincia la tragedia: appena giunti a Cavo il telefonino comincia a prendere;
è ancora giorno feriale, i miei clienti sono abituati male e cominciano
a chiedere perché il loro calcolatore non si accende ecc ecc. Mi viene
voglia di affogare il telefonino ma è in una eccellente busta stagna e
mi tocca rispondere. Sei telefonate sono ampiamente sufficienti a fare
sparire all'orizzonte le altre canoe. Devo cominciare il primo di molti
inseguimenti. Oltretutto molti dei partecipanti avevano una strana idea
di come si dovesse andare lungo costa. Con il sicuro istinto del navigatore
oceanico puntavano dritti alla punta più lontana sull'orizzonte viaggiando
a 700 metri dalla riva . Conosco benissimo la zona ma riesco a fare vedere
le cose interessanti come un fondale di sabbia sbrilluccicante
solo a pochi eletti.
Forse avrete notato che non ho parlato ancora di
numero di partecipanti. Faccio orgogliosamente parte di Canoe-in-mare!
che nel suo non-statuto prevede che in mare ognuno sia responsabile di
se stesso o al massimo degli amici più cari (Questa è una forzatura allo
statuto, ma dopotutto siamo umani). Con Annarosa approfittando della sosta
a Riomarina per mangiare abbiamo solo allora contato i buchi delle canoe.
Il rapporto a quel momento era 14 a 5 per la Germania . Non so tuttora
se tutti o di più sono arrivati in fondo ma d'altronde devo rispettare
i dettami dell'associazione e non me ne deve importare. (Dario mi informa
che, in caso di difficoltà, se per caso qualcuno stesse per affogare o
altro, al membro di Canoe in Mare! è concesso in via eccezionale di aiutarlo
senza ricevere note di demerito o peggio venire allontanato dal gruppo
(sarà vero? , converrà rischiare?)).
Si dorme a Calanova. Non si deve ma si può perché conosco la zona e so
che siamo perfettamente defilati dalla vista di tutti a parte due signori
peraltro completamente assorbiti nel farsi f.oto artistiche di n.udo maschile.
Terza tappa
Altro problema di isolamento anche in giorno festivo. Con il sit-on-top
mi fermo a fare il bagno troppo spesso e mi trovo sempre solo. Fortunatamente
viaggiando con i tedeschi ci sono varie soste: nell'ordine Kapuccino-pause
Bad-pause Mittagessen-pause Bad-pause Kapuccino-pause oder Eiscreme-pause
; alcuni capiscono anche che è più bello andare vicini alla costa e con
un fenomeno di imprinting cominciano a seguire passo passo come ochette
selvatiche l'Eresiarca.
Questo mi lascia sufficiente tempo per recuperare.
Tentiamo di dormire a Galenzana ma allo sbarco un gentile signore ci avverte
che siamo nel parco naturale (soprattutto vicino alla sua villa) e se
"per caso" "qualcuno" ci vede e lo dice a "qualcun altro" sono multe salate.
Noi ci rendiamo conto immediatamente che avevamo proprio voglia di andare
in campeggio organizzato e dormiamo alla Foce di Marina di Campo.
Quarta tappotta.
Troviamo un pochino di mare
ed alcuni tedeschi dicono che l'Elba non somiglia all'Elba. Rimango stranito
ma poi mi rendo conto che parlavano dell'Elba fiume che credo sia effettivamente
largo e pacifico. Comunque per una eccezionale botta di posteriore ci
troviamo il vento a favore per passare Punta Nera (temutissima con il
maestrale) e ci possiamo permettere di fare in una sola tirata fino a
Procchio (isola Paolina)
Quinta tappina.
Razionalizzo la situazione. Mi rendo conto che: finchè non saremo di più
a viaggiare con i sit-on-top , essendo giorno feriale, già molto vicini
a Portoferraio posso solo concludere nel solito modo:
Solo, fuori Capo Bianco, seduto su un kayak sit-on-top, parlando di
lavoro al telefonino, pagaia incrociata , n.udo come un verme, senza paddle-float.
Un eretico
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