Ho cercato disperatamente sul web quello che la guida ci ha detto della serie di affreschi sulla Creazione ma anche Google ha trovato riferimenti di tutti i tipi, compresi estratti di riviste mediche, ma niente di così organico e preciso come quanto scritto nella pubblicazione della Pro loco di Anagni che è estremante completa e godibile su tutto il ciclo pittorico. Non modifico una virgola delle poche pagine che estraggo per rendere partecipi gli amici di una esperienza indimenticabile.Mi prendo solo la libertà di inserire le note come layer che appaiono solo passando con il mouse sulla nota o sull'occhio senza clikkare per facilitarne la lettura così come faccio per le immagini che ho apprezzato ancora di più facendo questo lavoro.

Pietro Toesca
"Gli affreschi della cattedrale di Anagni"
Roma 1902

Nella vòlta II gli affreschi, quasi intatti, sono un grande monumento per la storia della cultura medioevale.
Entro il lunettone della parete sottostante alla vòlta si schiude una singolare scena. In un luogo idealizzato dal colore del fondo, ch'è di vivo zaffiro e di smeraldo, stanno chiusi insieme due solenni vecchioni; hanno lunga barba canuta, capelli che ondeggiano candidi sulle spalle, abiti di un fantastico splendore; sono IPOCRAS e GALIENVS
Ippocrate, con un gesto sacerdotale, alza la mano verso Galeno intento.

Non una deformazione della storia quale si trova nelle enciclopedie popolari del Medioevo, quale Ippocrate ebbe, per esempio, a subire nella Siria, ove egli divenne un santo profeta, un uomo divino, alchimista che rinserra in fiale d'alabastro l'essenza di tutte le cose,(1) ma una purissima vena di storia della scienza è qui.
La fantasia del popolo ha chiuso insieme i due Saggi, morti a distanza di tanto tempo l'uno dall'altro, quasi entro uno speco fatato; li ha incoronati di oro; ha profusi rubini, smeraldi e perle sulle vesti, sugli sgabelli, ha fuso quasi di trasparente vetro i colonnini dei loro leggii; ma la Scienza fu presente ed ha dominato la Fantasia.
Come Galeno fu quaggiù seguace d'Ippocrate ed applicò l'ingegno a chiosare le dottrine del maestro, ancora nella vita irreale, ove ora egli vive, ne ascolta reverente la parola. Sta finalmente il discepolo, nell'Eliso, sotto lo sguardo del maestro: egli siede in luogo più umile; è vestito con minore sfarzo; leva gli occhi compresi di rispetto e, come uno scriba, sospende la penna per udire il dettato d'Ippocrate.(2) Il quale già ha proclamato

MVNDI PRESENTIS SERIES MANET EX ELEMENTIS

e prosegue solennemente il suo aforisma:

EX HIS FORMANTVR QUAE SVNT QVAECVMQVE CHREANTVR

In alto appare, ad ispirare il saggio, non il menisco celeste ma una parte del mondo, immaginato, quale lo vide Platone, sferico tutto (3) ed accanto al vecchio sapiente stanno capsae e fiale dove egli ha stillato umori per la salute umana, chè nella fascia sotto l'affresco ancora dice l'iscrizione, ... ATVRIS MAGNIS DANT DOGMA SALVTIS.
Sulla faccia del vicino pilastro è un misterioso diagramma del quale, soltanto dopo lunghe ricerche negli alchimisti e nelle enciclopedie medioevali, dove ovunque se ne rintraccia una lontana parvenza, ho trovato la spiegazione completa, risalendo al testo che gli fornì materia.

E' il Timeo di Platone quale fu noto al Medioevo attraverso la traduzione e l'interpretazione latina datane, circa il iv secolo, dal filosofo Calcidio. Ciò viene provato dall'essere esplicabile la presente figura solamente per mezzo del commento di Calcidio, laddove tutti i passi di scrittori medioevali, nei quali le teorie del Timeo sono adombrate, non riescono ad illustrarla per intero.(4)

In molte parti della dottrina degli elementi e della costituzione del mondo Platone si accorda con Ippocrate, e come Galeno ne unì le dottrine a quelle del proprio maestro nel libro De Hippocratis et Platonis dogmatibus, così il pittore per dichiarare le teorie ippocratiche trasse dal Timeo questo diagramma.
Esso mostra la composizione armonica del mondo mediante l'unione proporzionale degli elementi.
Platone nella sua cosmogonia dà grande importanza al numero, passando continuamente dall'osservazione fisica al teorema matematico per una abitudine costante e propria del suo spirito.(5) Col Fuoco e colla Terra, dice adunque Timeo, Dío imprese a costrurre il mondo. Ma congiungere bene fra loro due corpi senza la presenza di un terzo corpo è impossibile, percbé bisogna che vi sia un vincolo che li unisca. Il migliore dei vincoli è quello che congiunge insieme in modo perfetto sé stesso coi due corpi cbesso unisce, e raggiungere tale stato è appunto proprio della Proporzione, poiché quando tra tre numeri, o fra tre volumi, o fra tre forze, ciò che è il prímo in rispetto del secondo questo è in rispetto all'ultímo, e inversamente, ciò che l'estremo è al medio questo è verso il primo … avviene che tutto permane identico e che tutte le parli, stando in un rapporto costante, formano un solo ed unico tutto. Se adunque, il corpo dell'universo avesse dovuto essere una superficie senza spessore, un solo medio sarebbe bastato per unire i due corpi e per legarsí a loro; ma siccome il mondo doveva invece essere un solido, ed i solidi non possono mai essere uniti da un unico termine medio ma lo debbono essere per mezzo di due, Dío ha posto l'Acqua e l'Aria fra il Fuoco e la Terra, e così ha costrutto, con tale unione, questo cielo visibile e tangibile.
In questo modo e con quattro corpi fu composto il corpo del mondo, pieno di proporzione e d'armonia; esso per la sua stessa composízíonesente un amore che lo stringe a fare di sé stesso un'unic cosa, e la sua unione non può essere mai sciolta da nessun altro che da Colui il quale l'ha stabilita (Timeo, XXXI~XXXII).
L'oscura teoria platonica delle proporzioni fu bene esposta dal Martin quando osservò che i matematici greci solevano chiamare numeri lineari i numeri primi, e numeri solidi soltanto quelli formati da un numero primo elevato alla terza potenza.(6)' Questa spiegazione è confermata dalla nostra figura.
Qui gli elementi appaiono disposti nell'ordine stabilito da Platone: il Fuoco e la Terra sono gli estremi, l'Acqua e l'Aria sono i medi; la Terra è significata dal cubo di 2, il Fuoco dal cubo di 3, e fra questi numeri sono inseriti due medi proporzionali rappresentanti l'acqua e l'Aria, sì che

VIII : XII = XVIII : XXVII

è la proporzione che avvince in un Tutto indissolubile l'universo.

L'adamantina formula numerica fissata da Platone si trova sviluppata presso il suo commentatore Calcidio, il quale, partendo dalle varie qualità dei due estremi da unire, ricercò quali fossero le qualità dei due medi. Le sue parole spiegano tutta la rimanente parte del nostro diagramma: Sunt igítur tum Ignis quam Terrae multae quidem et aliae propiletates, sed quae vel maxime vim earum propnetatum declarant nímirum bae. Ignis quidem acumen, quod est acutus et penetrans, deinde quod est tener et delicata quadam subtilítate, tum qzíod est mobilís et semper in motu. Terrae vero, quod est retunsa, quod corpulenta, quod semper ímmobilís. Hae vero naturae licet sínt contrariae, babent tamen aliquam ex ípsa contrarietate parilitatem. Tam enim similía similibus quam dissímilía díssimilibus comparantur, et haec est analogia, ídest ratío, continui conpetentís. Quod enim est acumen adversitm obtunsitatem boc sub~ tilitas iuxta corpulentiam: et quod subtilitas iuxta corpulentíam boc mobílitas adversus immobilitatem... Quatenus igitur inter baec duo solida corpora quo m est talis simílítudo qualem demonstravimus, alia duo solida ínterposita facíant continuatíonem íuxta rationem continui competentis, docet arithmetica disciplina. Si enim vicinum ígní elementum quod sit et ex quíbus conflatum voluerimus ínquírere, sumem s Ignis quidem de proxímo duas vírtutes subtílítatem et mobilitatem, unam vero Terrae ídest obtunsitatem, et invenietur genitura secundi elementi, quod est subter Ignem, idest Aéris. Est enim Aér obtunsus, subtílis, mobilis. Rursumque, si eíus elementi quod est vicinum Térrae, idest Aquae, genituram consideremus, sumemus duas quidem Terrae viriutes, ídest obtunsitatem et corpulentíam, unam vero Ignís, idest motum, et exotietur Aquae substantia: quae est corpus obtunsum, corpulentum, mobile. Atque ita ínter Ignem et Terram Aér et Aqua de extímorum contractione nascentur. Ex quibus constat Mundí continuato .(7)

Calcidio adunque stabilisce per i due estremi tre qualità diverse e fra loro a due a due contrarie, cioè che l'Ignís è acutus, subtilís, mobílís; la Terra invece obtunsa, corpulenta, ímmobilis. Il pittore ha segnato, a destra del diagramma, queste medesime qualità entro sei cerchietti, unendoli con linee rette ai dischi degli elementi ai quali si riferiscono, e congiungendo a due a due con linee curve le qualità contrarie (CONTRARIA).'(8)
Per trovare ora quali sono le proprietà dell'Aqua, bisognerà seguire la curva che partendo dal cerchio della Terra va a quello dell'Aqua, e, eliminata delle due qualità contrarie quella che è inscritta nel dischetto inferiore, si troveranno segnate nei due cerchi compresi entro la curva ed in quello toccatone superiormente le qualità dell'Acqua: Aqua mobilis, obtusa, corpulenta. E così via via per gli altri elementi.

Tale è il diagramma della Mundi Continuatío, o, per usare le parole dettate da Ippocrate a Galeno, della Mundi Series, nella quale bisogna pure scorgere adombrata la teoria ippocratica e platonica della trasmutazione continua degli Elementi d'uno nell'altro.'(9)
Sulla vòlta Il è schematicamente esposta la concezione che Ippocrate ebbe dell'uomo, delle infermità sue e delle sue relazioni coll'universa natura.(10)
1 quattro Elementi e le qualità che più altamente ne caratterizzano ciascuno, cioè il caldo, il freddo, l'umido ed il secco, sono in ogni organismo e di continuo vanno contemperandosi in diversa maniera cagionando i vari temperamenti degli animali, le malattie e la morte.

Questa nozione, la scienza degli umori, è la base della vera medicina.(11)

Nell'uomo i quattro umori, o i quattro Elementi, sono rappresentati dal sangue, dalla pituita, dalla bile nera e dalla bile flava; e come egli è un microcosmo(12) che in sé stesso riflette le vicende dell'Universo, ogni anno col variare delle stagioni va mutandosi la proporzione dei suoi umori, mentre egli stesso durante il corso di un'intera vita pare compiere il ciclo annuale delle stagioni che dalla primavera dell'infanzia lo travolge nell'inverno della vecchiaia.

Il pittore ha rappresentata in una figura sintetica tutta questa dottrina. La volta è scompartíta in sette zone concentriche, divisa ognuna di esse in quattro quadranti. Sta nel cerchio interno una fígurina d'uomo ignudo presso la quale è scritto
H - O - M - O. intorno si legge: MIKROCOSMVS IDEST MINOR MVNDVS .
La zona successiva è divisa in quattro parti di diverso colore: entro ogni quadrante appare un viso umano di età differente, e intorno al viso infantile si legge, PVERITIA - SANGVIS;presso il tondo successivo sta scritto, ADOLESCENTIA - COLERA RVBRA;poi, IVVENTVS MELANCOLIA; ed infine, SENECTVS - phlegMA. Il colore dei quadranti varia secondo il dettato del Regimen Sanítatis Salernitanum che diceva rubei i sanguigni, croceí i collerici, lutei i melanconici, albi i flemmatici.
Nella quarta zona si vedono avanzi di un'epigrafe: ... VM ... SIC ... DEM FORMANT ... ELEMENTA ... Poi in un'altra fascia, diversamente tinta nei suoi quadranti, sono iscrizioni relative alle stagioni; e nella parte rispondente alla Puerizia è scritto: VER HVMIDVM ET CALIDVM; nella successiva, ESTAS CALIDA ET SICCA; poi AVTVMNVS FRIGIDVS ET SICCVS; da ultimo, HIEMS FRIGIDA ET HVMIDA. Nella zona che va in cerchio attorno a questa sono disposti gli Elementi in tal modo che l'Aria corrisponda alla Primavera ed alla Puerizia, il Fuoco all'Estate ed all'Adolescenza, ecc. ecc.; e vi si legge: AER CALIDVS ET HVMIDVS, IGNIS CALIDVS ET SICCVS, TERRA FRIGIDA ET SICCA, AQVA FRIGIDA ET HVMIDA.


Un'epigrafe che si trova divisa sugli archi della vòlta va riordinata così:

MATERIES RERVM SVNT QVATVOR ELEMENTA
DESE... FO...... EN\............................................
DE QVO PLVS E'I' INEST - COMPLEXIO DICITVR HVIVS
ETAS VVLTVS HVIMOR MVTANTVR TEMPORE CVIVS.

Essa illustra l'affresco della volta ove la pura essenza delle teorie d'Ippocrate, intorno all'origine e al corso delle infermità umane, è adunata in una di quelle figure schematiche nelle quali i medici antichi amarono di avere brevemente compendiate le loro dottrine. Tali furono la Sfera di Democrito, usata perer prognosticare l'esito delle malattie,' la figura astrologica del MS. greco 2460 (Bibi. Naz. di Parigi), nella quale il corpo umano è circondato dai segni zodiacali corrispondenti alle diverse membra ecc.

Da un codice, formatosi probabilmente in qualche scuola di medicina dove la dottrina di Ippocrate era custodita inalterata, fu tolta questa nostra esatta figura: ad illustrazione delle teorie Ippocratiche forse lo stesso manoscritto conteneva citazioni del Timeo secondo l'interpretazione che Clcidio ne aveva data, dal commento del quale venne ricavato il diagramma della Mundi Continuatio.
Tutto ciò a noi parla di un tempo nel quale già la coltura antica rifluiva in italia non attraverso le torbide enciclopedie ma per mezzo dei testi e dei chiosatori antichi.
E forse anche l'affresco d'Ippocrate e di Galeno fu tratto da una miniatura ridente coi suoi vivi bagliori di zaffiro e di smeraldo, tra le carte del medesimo codice.